Ciò che, a partire da oggi, il Consiglio Comunale è chiamato a confrontarsi e discutere darà vita ad azioni che in futuro mi auguro possano trovare una concreta messa in opera e non rimangano carta “parcheggiata” e lasciata impolverare in qualche scrivania o peggio ancora chiusa in qualche cassetto.
Ritengo che prima di affrontare qualunque tipo di discussione in materia di PUC, ognuno di noi debba sgombrarsi la mente da forme pregiudiziali di qualsiasi tipo, debba sgombrarsi la mente da ciò che sino ad oggi è stato, o meglio non è stato, e sforzarsi di pensare e concepire un nuovo progetto urbanistico.
Progetto che sia davvero in grado di proiettare la città di Oristano nel futuro. Personalmente, leggendo le documentazioni sulle linee guida del PUC e quindi cercando di capire il lavoro svolto dallo STUDIO09 di Secchi-Viganò, sono giunto alla conclusione di chiedermi: “Quale Oristano vogliamo costruire? Quale città vogliamo PENSARE per il futuro? Per farla crescere e soprattutto per farla migliorare?”
La parola “Crescita” è di per sé qualcosa che da l’idea di un’azione che avverrà col tempo e che si manifesterà concretamente nel futuro.
Ho detto quale città vogliamo costruire, perché le linee guida che ci vengono sottoposto, alle quali comunque non siamo vincolati (ma è altrettanto vero che se dobbiamo interpretarle come degli indirizzi per il possibile sviluppo della nostra città nel futuro, di più d’un aspetto ne dovremo necessariamente tenere conto), rappresentano a mio modo di vedere un nuovo modo di pensare la città. Un modo che ti dica e ti indichi la città che vorresti vedere e costruire, la città che si espande e tiene conto di nuove considerazioni fra i vari settori d’interesse, prima ignorati.
Strumenti, queste linee guida, che per quanto mi riguarda entrano nella città ed entrano in notevole misura nel territorio che circonda la città! Per questo Oristano viene dipinta e proiettata come centro urbano principale dell’area vasta, dal cui sviluppo futuro urbano, anche la stessa area vasta trarrebbe dei benefici.
Le ipotesi di progettualità che queste linee guida vogliono stimolare, devono essere immaginate e trasformate in fatti concreti tenendo conto di una città che per il suo sviluppo ha bisogno necessariamente di aprirsi al territorio. A quel famoso territorio dell’Area vasta, su cui quest’aula si è già confrontata in passato.
Queste linee guida indirizzano la nostra attenzione verso un nuovo modo di vedere e pensare il territorio. Ci invitano a progettare la nuova città del futuro e l’area ad essa circostante, in una maniera più (passatemi la frase) “più sentimentale verso il territorio”, rispetto al porsi di fronte a dei vincoli paesaggistici di adeguamento, in maniera totalmente fredda e burocratica, proprio perché si tende a considerare l’obbligo di fare determinate scelte di sviluppo solo perché si ha un “vincolo” da rispettare.
Occorre allora pensare in maniera nuova, in maniera futura. Ad esempio, come sottolineano gli urbanisti Secchi e Viganò, si potrebbe pensare in merito ai vincoli relativi ai corsi d’acqua “alla costruzione di una rete ecologica che diventi anche opportunità per uno sviluppo di forme nuove di turismo”. E qui mi vien da pensare al progetto europeo “Green Link” sviluppato dalla Provincia di Oristano in relazione all’ormai “secolare” parco fluviale del Tirso!
Sposo in pieno, caro Assessore, lo spirito di queste linee guida. Uno spirito ambizioso e fattibile. Bisogna avere l’ambizione e il coraggio di dire ad alta voce quale città vogliamo costruire per il futuro!
Non certamente delle azioni da fare in 40 persone che qui dentro siamo, ma azioni che coinvolgano i cittadini e nelle quali essi e quindi, noi stessi possiamo e dobbiamo avere la possibilità di vedere rappresentate le proprie aspettative e le proprie idee.
Io credo che debba finire una volta per tutte quella politica sterile; del proprio orticello; quella politica che rimanda ai “vedremo, ai faremo”; quella politica dell’assalto all’avversario perché concepisce e pensa progetti in maniera differente;
E soprattutto, io credo che debba finire quella politica che in questa città ha sempre regnato del non fare e del non lasciar neppure fare!!!
Ma credo anche, colleghi Consiglieri, signor Sindaco, signori Assessori che debba finire una volta per tutte, quella politica che si è scontenti sempre e comunque, sia che una cosa si faccia sia che una cosa non si faccia.
Oristano al quadrato, come l’hanno definita Secchi e Viganò, “è un progetto che riconosce le potenzialità di questo territorio. Che sono numerosissime da molti punti di vista e che devono essere e sono alla base della sua trasformazione”.
L’ho detto in apertura d’intervento, siamo di fronte ad un’occasione importantissima, nel quale dobbiamo crederci, di fronte alla quale, ritengo senza alcun dubbio, abbiamo responsabilità morale come amministratori, di portare avanti questo grande progetto che è il PUC.
Lo dobbiamo alla città, lo dobbiamo ai cittadini e quindi anche a noi stessi. Ecco perché “Oristano al quadrato” è sinonimo, per quanto mi riguarda, di:
Ambizione
Progettualità futura
Volontà forte di sviluppo
Tenacia di voler e saper tradurre un’idea in un fatto concreto per il futuro!
Concludo con una frase di colui che fu la forza trainante del modernismo del XX secolo, il poeta statunitense Ezra Pound – che dovrebbe esserci da monito: “L’unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni”."
Nessun commento:
Posta un commento